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LA LETTERINA DI BABBO NATALE

Un racconto lungo quasi 1800 anni

“The night before Christmas” è un poemetto pubblicato nel 1823 attribuito al professor Clement C. Moore, studioso della Bibbia originario di New York, anche se alcuni riconoscono la composizione ad Henry Livingston Jr. maggiore dell’esercito ma anche amante della scrittura nonché del disegno, di origini olandesi, e ne datano la creazione ai primi del 1800.
La storia che racconta la poesia, pubblicata sul Troy Sentinel di New York con il titolo “A Visit from St. Nicholas” il 23 dicembre 1823, è quella di un vecchio barbuto dal naso rosso ciliegia, ricoperto di pellicce con una pipa fumante in bocca, che piomba giù dalla cappa e porta regali ai bimbi buoni da mettere nelle calze appese al camino. Il Santo che in questa poesia ha già evidentemente subito la trasformazione in un personaggio assai meno spirituale, quasi un folletto o un venditore ambulante al quale anche nel pometto viene paragonato, arriva volando su una slitta trainata da renne che vengono anche chiamate per nome. Dopo aver lasciato i doni saluta con un “Buon Natale a tutti e a tutti buona notte”.

Ancora non siamo giunti al Babbo Natale classico, vestito di rosso con bordature di pelliccia ma ci appropinquiamo rapidamente alla sua versione moderna. Ai primi dell’ottocento si sta ancora compiendo la trasformazione che porterà San Nicola vescovo di Mira festeggiato il giorno 6 dicembre, passando da Bari e dal Sinterklaas patrono di Amsterdam approdato nel Nuovo Mondo, al Santa Claus americano dell’immaginario odierno che la notte del 24 scende dal camino con il suo sacco di doni in spalla.

E proprio nei primi anni dell’ottocento tale John Pintard membro della New York Historical Society fece pubblicare un volumetto munito di stampe di A. Anderson che fu illustratore, disegnatore ed incisore su legno, ricordato ancora oggi per il suo stile personale e le sue innovazioni che svilupparono tale arte. Nelle stampe troviamo ancora Sinterklaas rappresentato come lo pensavano gli olandesi che lo avevano “importato” da Amsterdam e dintorni, un vecchio barbuto alto e non certo munito di pancia, agghindato con abiti sacri, con un’espressione meno gioviale rispetto a quella di Santa in un futuro non lontano. Nell’illustrazione vediamo la solita divisione tra bimbi buoni che ricevono doni e sono contenti e quelli che cattivi che piangono per non aver avuto nulla. Pare che questo phamplet fosse stato ideato per perorare la causa di Sinterklaas come patrono della Grande Mela, ai quali gli ormai ex coloni arancioni tenevano particolarmente.

Ma già nel 1821, due anni prima della pubblicazione della poesia da cui siamo partiti per raccontare questa storia, era stato stampato un libriccino contenente litografie e versi che mostravano l’arrivo di Santa Claus il 24 dicembre su una slitta trainata da una renna, rappresentato con indosso una giubba rossa ma non come un vecchio panciuto e bonario, nemmeno però coi paramenti sacri di San Nicola Vescovo.
Dato che non vi sono certezze sull’autore di quest’ultima pubblicazione e nemmeno sulla vera data di composizione di “The night before Christmas” è lecito pensare ad un cambiamento in atto nei primi anni dell’800 nella società di NY che si sarebbe espresso tramite questi poemetti e si sarebbe poi allargato anche per volontà politiche, a tutta la nazione americana.

Certo che ne ha fatta di strada questo vecchio barbuto, sia in termini temporali che di chilometri percorsi….

San Nicola, fermo difensore dell’ortodossia ed oppositore dell’arianesimo, nato circa nel 270 d.c. in Asia Minore e morto il 6 dicembre del 343 d.c. secondo la leggenda resuscitò tre bambini che erano stati assassinati e fatti in pezzi e per questo ed altri miracoli fu da sempre protettore dei più piccoli, secondo tradizione portava loro dolci in dono. E’ anche protettore dei marinai per aver salvato una nave in preda alle tempeste e nel 1087 proprio 62 o 72 marinai baresi traslarono da Mira (Asia Minore ora Turchia) a Bari le sue spoglie per evitare cadessero in mano degli infedeli turchi selgiuchidi.
Una parte di queste reliquie vennero portate a Venezia. Ma San Nicola è uno dei santi più venerati in assoluto, in tutta Europa ed oltre, fino alle ex colonie olandesi come Aruba, ed è patrono di moltissime città (solo in Italia ben 274 comuni) tra le quali Amsterdam.
Ancora oggi gli olandesi sono devoti al Santo che arriva in barca e poi a cavallo il primo sabato di novembre dopo l’undici e la cui festa, il 6 dicembre, viene ricordata anche in Alto Adige, in Belgio ed in altri paesi del nord ed est Europa.

Ebbene, “The night before Christmas” è considerata uno spartiacque proprio per la data in cui l’autore mette al lavoro Santa Claus ossia il 24 dicembre (la notte prima di Natale) e non più il 5 ed il 6, rispettivamente vigilia e festa di San Nicola di Bari, Sinterklaas per gli olandesi, nonché per la rappresentazione fisica del personaggio, più simile ad un elfo che ad un santo!
Da allora in poi sempre di più nelle famiglie americane i doni per i bimbi apparvero a Natale e non prima, la tradizione stava cambiando.

Un altro motivo di ispirazione per chi verrà dopo lo possiamo trovare nello Spirito del Natale Presente descritto da Charles Dickens in “A Christmas Carol”. Somiglia molto al Santa della poesia pubblicata nel 1823, un omone gioviale e sorridente con barba, baffi e lunghi capelli vestito di verde e pelliccia bianca, una corona di agrifogli in testa e una cornucopia a mo’ di torcia, seduto su ogni ben di Dio.

Anche Louisa May Alcott, conosciuta soprattutto per aver scritto “Piccole donne” si avventura nella questione natalizia nel 1855 con i racconti “Christmas Elves” (gli Elfi di Natale) e con la poesia del 1857 “The Wonders of Santa Claus” in cui in pratica inventa gli elfi che aiutano Babbo Natale nel suo laboratorio di costruzione giocattoli, probabilmente ispirandosi alle leggende scandinave e al fatto che in Europa il tradizionale San Nicola è spesso accompagnato da varie figure come i Krampus, Piet, alcuni angeli etc etc…

Per rifare il look a Santa, arrivò poi Thomas Nast, illustratore vissuto nella seconda metà del 1800.
E no, falsa è la notizia circolante anni or sono, che fosse stata la Coca Cola a dare i colori ai vestiti di Babbo Natale, casomai il contrario: la famosa bibita gassata infatti utilizzò Santa Claus nel 1931 per la prima volta come testimonial ma già tra la fine dell’ottocento ed i primi del novecento troviamo immagini illustrate con Babbo Natale vestito di bianco e rosso esattamente come lo conosciamo ora, in Usa, Giappone, Russia ed in altri paesi del mondo. Inoltre esiste un’illustrazione celeberrima di Nast del 1881 che lo ritrae già vestito di rosso e pelliccia bianca.

Nast che era un fumettista che si occupava prevalentemente di politica, pubblicò alcuni disegni in cui mostrava Santa Claus con fattezze molto simili a quelle odierne ed ispirate certamente sia alla poesia di cui sopra sia dall’ancora precedente descrizione in prosa di Washington Irving risalente agli anni 10 dell’ottocento nell’opera “An History of New York” in cui Sinterklaas sotto forma di polena, sbarca a New Amsterdam insieme ai colonizzatori olandesi che per primi fondarono la città.
Proprio una delle illustrazioni di Nast mostrava Santa Claus seduto al suo scrittoio mentre fuma la pipa, con una pila di letterine davanti: da una parte quelle dei genitori di bimbi buoni, dall’altra quelle dei genitori dei cattivi, lui intento a leggerle (1871).
Un’altra datata 1879 mostra un’invio di tale letterina, mentre nel 1866 apprendiamo sempre a mezzo vignetta che esiste Santaclausville N.P. a cui poter indirizzare la posta!

Le illustrazioni di Thomas Nast che riguardano Babbo Natale sono incluse in un volume intitolato “Christmas drawings for the human race”.

Da lì all’idea di scrivere a Santa per davvero, poco ci passa e già qualche anno dopo nasce la “moda” della letterina. I giornali iniziarono a pubblicare lettere di bimbi che chiedevano lumi su Babbo Natale ed esprimevano richieste di doni. Famosissimi sono la letterina di una bambina di 8 anni, Virginia, che scrisse nel 1897 al giornale New York Sun chiedendo se esistesse veramente Santa e l‘editoriale di risposta che glielo confermava.

Questo editoriale scritto da Francis P. Church è rimasto nella storia del giornalismo americano, non è andato mai dimenticato ed è stato ispirazione per musical, film e continuamente menzionato in campagne pubblicitarie e da svariati personaggi celebri.

Alla fine non interessa più tanto che queste immagini natalizie e di sapore tanto tradizionale e tradizionalista siano state inizialmente inventate per ottemperare ad un disegno politico/sociale, quello di creare un clima di speranza negli stati dell’Unione dilaniati dalla guerra civile, ciò anche attraverso un immaginario che arrivasse dritto al cuore (e cosa c’è di meglio del Natale per rinfocolare i buoni sentimenti?). La prima illustrazione pubblicata sul giornale Harper’s Weekly in cui Nast lavorava mostrava infatti un Babbo Natale unionista, con tanto di bandiera!
E poco importa che Nast tra le varie ispirazioni abbia scelto quella più “secolarizzata” invece che ispirarsi direttamente all’altero Vescovo di Mira: era inevitabile data la sua nota avversione al clero ed ai cattolici irlandesi, rimarcata anche in varie vignette sue. Del Santo europeo restano di certo i colori rosso e bianco che sono quelli dei paramenti da Vescovo. Che alla fine del suo lunghissimo viaggio iniziato nel 270 d.c. in Asia Minore, è tornato in Europa ed in Asia un po’ cambiato ma sempre protettore dei bimbi.

Fatto sta che Santa Claus è destinato a restare nell’immaginario di tutti come il vecchio rubicondo con la barba bianca un po’ oversize e vestito di pelliccia, che si muove la vigilia di Natale a mezzo di slitta trainata da renne volanti. E gli uffici postali che spediscono al suo ufficio al Polo Nord aprono sempre nel mese di dicembre, pronti a svolgere il proprio lavoro. Nel 1982 in Canada fu predisposto il codice postale H0H HOH che ricorda tanto l’ho ho ho! di Santa Claus. Ricordiamoci sempre che la casa di Babbo Natale è in Lapponia e non è facile raggiungerla se non scrivendo!

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